Vale tutto?

Ma la difesa della libertà di espressione, se si tratta di un comico o sedicente tale, vale in assoluto?

Cioè, un comico può sempre, comunque e dovunque proporre una cosa irritante, provocatoria, offensiva, irridente e ridicolizzante?

Per il “bene” della libertà di espressione si può dire qualsiasi cosa?

Vale tutto?

Qualsiasi sconcezza?

Qualsiasi battuta omofobia, razzista, dissacrante, discriminante e in grado di ferire qualcuno?

Qualsiasi tiro al bersaglio (anche verso bambini, ammalati, morti o diversamente abili)?

È una cosa che mi chiedo da sempre. Vedo tanti stand up comedian (ce ne sono in Italia tipo Francesco De Carlo o il siciliano Angelo Duro, in US, in UK  – mi viene in mente in particolare Ricky Gervais – e un po’ ovunque credo) che propongono cose terribili ma si trincerano dietro il fatto che loro sono comici e possono.

E non mancano le levate di scudi a strenua difesa, senza se e senza ma, di questa logica.

“Che la libertà di espressione non sia violata!” Sermoneggiano in tanti (sia a sx che tra i liberali e radicali).

In nome del diritto di satira si può sparare su tutto e tutti e valgono (anzi sono essenziali) i colpi sotto la cintura. Se le persone non sanno stare allo scherzo è un problema loro.

Questo il mainstream.

Ecco, lo dico sperando di non passare per fascista o retrogrado, ma questa logica non mi convince del tutto.

Ok per la satira rivolta al potere che non può essere simpatica e di buon gusto (ma l’attacco è ai centri d potere. Qua lo capisco perfettamente.

Ma la dimensione del privato è cosa diversa.

Confesso – siate clementi – che Will Smith che reagisce in modo violento (uno schiaffone) al mediocre comico che sul palco della  Notte degli Oscar in mondovisione deride umiliando sua moglie alla fine io l’ho capito e ho empatizzato con lui.

È stato violento e la violenza non è mai accettabile. Vero. Infatti io mi sarei solo alzato e platealmente me ne sarei andato. Eppure lo capisco e in fondo mi piace di più chi mostra una emozione vera (era uno schiaffo e non una scarica di Kalashnikov) piuttosto che il  misero guitto che – senza far ridere alcuno – pensa di poter insultare senza conseguenze chi gli pare.

E secondo me la discriminante è chiara.

Se vai a vedere uno spettacolo di Gervais o di Duro o vai sui loro account Instagram sono cavoli tuoi. Sei stato imprudente ed autolesionista. È casa loro e possono dire quel che vogliono al loro pubblico.

Ma se l’evento è ampio e non dedicato. Se è Sanremo o La notte degli Oscar non è accettabile ledere la sensibilità dell’animo delle persone presenti o collegate. Non si può insultare, deridere o umiliare qualcuno da un palco che non è tuo ma di tutti.

Per questo “difendo” (in realtà come detto avrebbe dovuto – secondo me – alzarsi e andarsene) Will Smith e la sua reazione furiosa.

Non vale tutto. Non si può dire sempre qualunque cosa. O meglio: a casa tua coi tuoi accoliti e simpatizzanti magari puoi dire quello che vuoi; ma di fronte a un pubblico non schierato, che non è lì davanti per te e basta, no.

L’impunità senza limiti e condizioni per comici e guitti non è digeribile. 

La violenza non mi piace. Che sia fisica o verbale. 

Ecco alla fine è molto semplice: no a tutte le manifestazioni violente. La libertà di espressione non può essere libertà di fare del male.

1 commento su “Vale tutto?”

  1. se vale l’esasperazione dell’esagerazione vale tutto.

    quando la forma e la sostanza dell’espressione, anche nella satira, sfociano nell’esasperazione o nel cattivo gusto è arte e come tale va difesa e incoraggiata?

    Francesco I° “Si aspetti un pugno chi offende mia madre. La libertà di parola ha dei limiti.” 2015

    L’esasperazione genera esasperazione: cosa ci sia di comico ho difficoltà a trovarlo, cosa ci sia di voluto, forse.

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