Nuntereggae più

Sarà un effetto collaterale dell’isolamento Covid, sarà il prepotente manifestarsi del DNA  paterno o semplicemente il passare degli anni e quindi il transito nella stagione della vita che benevolmente potremmo definire maturità (avanzata) ma ormai la misantropia che mi affligge è un dato di fatto importante. 

Non stiamo parlando di sintomi. Siamo alla malattia conclamata.

Ho messo definitivamente a fuoco questa cosa davanti all’ascensore stamattina. L’occupato non si sbloccava e la cabina faceva avanti e indietro incurante del mio psicopatico pressare il bottone di chiamata. 

Ecco mi sono messo prima a brontolare e poi a insultare…questi che di domenica mattina fanno su e giù in ascensore solo per rompere l’anima a me…ma che stessero a casa o andassero a scale (nota dello scrivente: io abito al primo piano)…sti stronzi…

La criticità della situazione si è poi palesata del tutto quando, messo piede nel parco coi miei cani e incontrata una pletora di mammette solerti, biciclettine insidiose, bambinielli fuori controllo, giovani padri scazzati, podisti improbabili, ciclisti incuranti degli ostacoli, scout in mandria, scolaresche fuori tempo massimo con voglia di picnic, anziani malfermi, coppiette desiderose di appartarsi (in quel casino?!?!) e cani di ogni taglia come non ci fosse un domani ho pensato testualmente: ma tutti questi cosa cazzo vogliono dalla mia vita?

Ovviamente niente, stanno solo vivendo la loro vita come gli riesce.

Probabilmente in me sta consolidando un processo per cui si sovrappongono una sensazione fisica sempre più acuta di fastidio per la confusione, il caos, le urla e la prossimità della gente con la consapevolezza razionale della ignoranza, stupidità e maleducazione di una congrua (larghissima!) parte del genere umano (basti pensare – per dirne una – a quanti in questo bizzarro paese votano Giorgia o Vannacci, a quanti inneggiano alla decima mas e a come alle recenti elezioni europee i due schieramenti davvero europeisti non abbiano raggiunto la quota minima del 4% per avere degli eletti).

Temo sia un processo irreversibile per me.

Pensavo che la inclinazione a lasciare defluire tutti prima di prendere la scala mobile una volta arrivato in metro a San Babila (andando in ufficio al mattino) fosse soprattutto un fatto di prudenza salutare. Ma non è così. C’è quello e tanto altro.

Per inciso poi il fatto di aver preso ad andare in palestra alle ore 23 che fosse un qualcosa di grave e senza ritorno doveva suggerirlo.

Mai come in questi mesi mi pulsa nel cervello l’idea di salutare il mondo assurdo di Milano e Giargiania e ritirarmi con un bel wi-fi e canine al seguito nella casa di famiglia in Sicilia tra mare e compagna. 

E chi mi ama (e qualcuno meravigliosamente c’è) mi segua o mi venga a trovare spessissimo. 

Gli unici posti in cui tollero (seppur con qualche crescente fatica) la folla è quando mi trovo in luoghi in cui sono ultra felice o molto gratificato . Che so: a San Siro a vedere l’Inter, in spiaggia a Guidaloca, al bar/ristorante Nettuno a Scopello, al Foro Italico a vedere gli Internazionali di tennis o a qualche evento di Assosvezia.

Come rimedio alternativo al trasferimento sui colli – del resto gli imperatori romani, tipo Tiberio, non erano soliti quando esausti del negotium romano di mandare tutti affa e arroccarsi in qualche meraviglioso buen retiro a godersi l’otium? – direi che resta solo il cominciare a bere duro dall’alba al tramonto. 

Devo dire che avrebbe un suo fascino bukowskiano ma non me la sento. Mi viene bruciore di stomaco.

Meglio la fuga. E qua già so quanti maliziosi avrebbero giocato con le vocali.

Datemi due tre anni e mi sa che mi Montalbanizzo.

Si tratta di trovare una governante cuciniera come Adelina che mi porti ogni tanto una parmigiana o delle belle triglie e di imparare a gestire un po’ meglio l’orto e il giardino di alberi da frutta e il gioco è fatto. 

Poi non dite che non ve l’avevo detto.

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